Matera
Città senza tempo

Abitata da tempo immemorabile Matera è sicuramente una delle più antiche città al mondo. I primi segni di antropizzazione risalgono al Paleolitico e succesivamente il territorio ha visto l’evolversi di numerose culture. In età ellenica la zona fu sotto l’influsso delle popolazioni della Magna Grecia, successivamente accolse fuggiaschi di Metaponto e di Eraclea. Ed è significativo che i nostri storici abbiano connesso il nome Matera alle iniziali di Mataponto e di Eraclea (l’ odierna Policoro) e che da Metaponto avremmo in seguito desunto lo stemma del bue e delle spighe caratteristico della città litoranea. Le origini della città risalirebbero al consolato di Metello (III sec. a.C.), che la battezzò Metheola. Nel 664 d.C.

Matera passò sotto il dominio longobardo e venne annessa al ducato di Benevento, ma in seguito all’invasione dei franchi subì gravi devastazioni. Le testimonianze più importanti risalgono alla prima fase medievale, ai secoli VII e VIII che videro lo stabilirsi nelle numerose grotte comunità monastiche benedettine e greco-ortodosse. Le comunità religiose presenti nel Materano provenivano da luoghi lontani e da “Mondi” opposti. Da una parte il monachesimo latino, che dava alla civiltà rupestre un impronta “romana”, riscontrabile in due monumenti ipogei, Santa Maria della Valle e la Cripta del Peccato Originale; dall’ altra, la presenza del monachesimo orientale, sviluppatosi tra il IX e l’XI secolo, al tempo della seconda ellenizzazione dell’ Italia meridionale, si materializzava nelle chiese di san Gregorio, santa Barbara, san Luca.

Matera e l’agro murgico divenivano così punto d’incontro delle due “civiltà” e luogo fisico ideale nel quale le due comunità influenzavano lo sviluppo planimetrico delle chiese, l’architettura decorativa e l’ iconografia, originando quella mirabile fusione “artistica” tra elementi greco-orientali e occidentali, nelle oltre 160 chiese rupestri. I secoli IX e X furono caratterizzati da aspre lotte fra saraceni e bizantini, che tentarono più volte di impadronirsi della regione, e gli imperatori tedeschi, in particolare Ludovico II, che tentarono di scacciarli distruggendo però la città.

Dopo l’insediamento dei normanni in Sicilia, nel 1043 Matera fu retta dal conte Guglielmo Braccio di Ferro. Nei secoli seguenti, fra pestilenze e terremoti, Matera passò anche attraverso una breve fase comunale per approdare nel XV secolo ai d’Aragona e attraverso quest’ultimi, ai conti Tramontano. Nel 1514, però, la popolazione inferocita dalle ingiustizie e dalle violenze subite insorse e uccise il conte Giovanni Carlo Tramontano. Nel secolo XVII Matera appartenne agli Orsini, poi entrò a far parte delle Terre d’Otranto di Puglia e infine divenne capoluogo della Basilicata, titolo che le rimase fino al 1806, quando Giuseppe Buonaparte trasferì le competenze a Potenza. Nel 1927 la città divenne capoluogo di provincia.

Occorre ricordare che nel 1935 la provincia di Matera ospitò il confino dello scrittore, medico e pittore Carlo Levi, il quale, sulla scorta di quella che divenne un’esperienza umana profonda, nel 1945 pubblicò il romanzo Cristo si è fermato a Eboli. Nel 1975, alla sua morte, Levi venne seppellito per sua volontà ad Aliano. Nel 1948 nacque la questione dei sassi di Matera, sollevata da Palmiro Togliatti prima, e da Alcide De Gasperi dopo.

I Sassi divennero il simbolo nazionale dell’arretratezza e del sottosviluppo del meridione d’Italia; nel 1952 si giunse allo stanziamento di fondi per la costruzione di nuovi quartieri residenziali che svilupparono la città nuova nella quale confluirono le 18.000 persone che abitavano le case-grotta; che compresi in appena 2997 abitazioni, composte di complessivi 3413 vani di cui il 54.85 per cento, assolutamente inabitabili perchè di natura trogloditica. Lo spopolamento dei “Sassi” avvenne verso le case popolari dei rioni “Serra venerdì”, “La nera” e “Bottiglione” a cui si aggiunsero le borgate rurali di “Venusio”e”La Martella”, progettato dall’ architetto Ludovico Quaroni e finanziato dall’ U.N.R.R.A- Casas.
Chiesa del Purgatorio
&
Palombaro
La nostra storia
Se la parte emersa dei Sassi di Matera abbaglia con la sua stupefacente grazia scenografica, non meno sbalorditiva è la bellezza e l’importanza di ciò che nasconde al di sotto delle costruzioni: un ordito di genialità che stupisce per la complessità funzionale ma anche per il pregio estetico. Sono quelle vene scavate nel corpo della roccia per canalizzare le acque attinte tanto dal cielo quanto dalla terra, raccontate dal Museo della Raccolta delle acque con lo storico Palombaro. Dal museo rivendicano la propria centralità, sottolineando come il sistema della raccolta delle acque sia stata la “tematica principale per la quale i Sassi di Matera diventano Patrimonio UNESCO nel 1993” e sostenendo che “le visite guidate non possono escludere questo complesso”. Proprio su tale “articolato sistema di Raccolta delle Acque” composto da canali, cisterne e palombari si fonda la stessa esistenza dei Sassi di Matera, i quali, è bene ricordarlo, “rappresentano uno degli aggregati urbani più antichi al mondo, abitati da tempo immemorabile”. Un sistema reso possibile dalla tenera consistenza della calcarenite di cui sono composti i Sassi, la quale ha consentito ai suo abitanti, fin dalla preistoria, di scavare le proprie abitazioni ma anche di creare in ingegnoso reticolo di vasi comunicanti che partendo da cisterne anch’esse ipogee consentivano di irrorare del prezioso liquido vitale le pur precarie abitazioni del posto. Il sito musealizzato “lascia bene intendere l’opera di un’ingegneria idraulica naturale” che utilizzava acqua non solamente piovana ma anche sorgiva, grazie a un percorso espositivo semplice e lineare che, pur non puntando su approfondimento scientifico e cura estetica, ha però il pregio di essere intellegibile a tutti, ponendosi quindi nell’alveo dei musei a vocazione turistica, con l’inevitabile semplificazione che ne consegue ma al tempo stesso depositario di immediatezza divulgativa. Alcuni scavi effettuati nel 1933 la Chiesa del Purgatorio Vecchio, da Eleonora Bracco, direttrice del Museo archeologico di Matera, fondato dal Senatore Domenico Ridola, portarono alla luce sepolcri arcaici risalenti alla fine del IV sec. o ai primi del III sec. a.C. il che permette di connotare la contrada come una tra le più remote dei “Sassi” oltre a confermarne la grande valenza religiosa. La chiesa del Purgatorio Vecchio edificata tra il XIII e il XV sec. è ubicata nella contrada suddetta, accanto a quella che presumibilmente fu la casa paterna di San Giovanni da Matera. Probabilmente, alla morte del santo avvenuta nel 1139, la sua casa natale, divenuta essa stessa chiesa, fu ampliata, a sua devozione. Quella che era stata la casa di San Giovanni da Matera, a seguito dell’ampliamento, divenne la sacrestia della chiesa del Purgatorio vecchio, ed entrambe furono elevate a parrocchia nel 1200 per difendere le donne dalle ingiuriose aggressioni dei francesi giunti al seguito degli Angioini, poi la parrocchia fu soppressa nel XVI sec. La proprietà di questi immobili doveva appartenere al clero locale, aiutato, nell’opera di educazione e di difesa della plebe percossa e dispogliata, anche dai monaci e dagli eremiti basiliani. La struttura architettonica della chiesa del Purgatorio vecchio, vedeva al suo interno la presenza di due altari, uno collocato nel catino absidale per le funzioni delle messe ed un altro posto al di sotto della volta a crociera utile alle vesti ed alle sacramenta. Le funzioni e la cura della chiesa era affidata alla confraternita dei “Testè mendate”, la cui caratteristica era che i monaci addetti alla celebrazione dei riti funebri vestivano la tunica nera e quelli addetti alle celebrazioni liturgiche indossavano la tunica bianca. A destra dell’ingresso della chiesa del Purgatorio vecchio, alcuni anni fa durante i lavori di urbanizzazione, vennero alla luce alcune tombe dalle forme strette ed irregolari dove i cadaveri venivano deposti di fianco o in posizione rannicchiata. Il rito della sepoltura dei morti, dopo l’editto di Napoleone, avveniva infatti all’esterno delle chiese in spazi ipogei, scavati sotto terra. Con la avvenuta soppressione nel 1503 la chiesa del Purgatorio vecchio viene abbandonata per alcuni secoli, ed in seguito farà capo alla parrocchia di San Pietro Caveoso sino alla fine del 1800. Alla fine del 1600 le fratellanze, si spostarono dalla chiesa di San Giovanni da Matera, al monastero di Santa Chiara, a seguito del grande riassetto urbanistico, voluto da Monsignor del Ryos, che portò alla costruzione di Palazzo Lanfranchi, all’ampliamento del convento di Santa Chiara fino alla realizzazione della chiesa del Purgatorio al piano. La chiesa del Purgatorio al piano venne realizzata tra il 1727 ed il 1747,dalla confraternita del Purgatorio, che vede la facciata di stile barocco proporre il tema dell’allegoria della morte.



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Indirizzo: Via Purgatorio Vecchio, 12, Matera 75100 MT
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